Silvia Stavagna: “Essere un ‘fischietto’ ti permette di crescere come arbitro e come persona” di Nicoletta Di Luigi (www.tusciaup.com)

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Silvia Stavagna, 22 anni, fischietto donna, rappresenta una luce di passione e determinazione per il futuro che spezza stereotipi e schemi in un settore piuttosto difficile come quello del calcio; un esempio e messaggio di impegno per tutte le nuove generazioni, soprattutto in questo periodo storico così incerto e confuso. Figlia d’arte e nipote dello storico calciatore della Viterbese Stelio Stavagna, “fin da piccola ho sempre frequentato la sezione. Mio padre è stato arbitro e ancora oggi è un associato AIA (associazione italiana arbitri). Mi ha sempre accompagnato al campo e, da quando ho iniziato, non si è mai perso una mia gara! Parte della mia formazione la devo anche a lui: dopo ogni partita mi dà sempre consigli utili per migliorare.”

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Oggi Silvia frequenta il quarto anno della facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Università “ La Sapienza” di Roma e ci racconta che la sua storia nel mondo dell’arbitraggio sportivo comincia appena compiuti 15 anni quando, dopo aver seguito il corso specifico, fin da subito arbitra gare giovanili: “È iniziato tutto come un gioco, adesso è una grande passione. Da due anni dirigo partite di Eccellenza, la massima categoria regionale, e sono l’unica donna in un gruppo di circa 35 arbitri provenienti da tutto il Lazio”. Accanto a questa passione c’è l’impegno e il sacrificio per il suo futuro da medico per cui sta studiando ed è a metà del suo percorso universitario. Lo studio è fondamentale, con una buona organizzazione è possibile gestire al meglio sia la vita da studentessa sia quella da arbitro”.

Questi tempi di Covid non la demotivano affatto, anzi: “ La pandemia che stiamo vivendo mi rende ancora più soddisfatta della scelta presa e sempre più consapevole del ruolo di responsabilità che la figura del medico riveste nella società. Non ho rimpianti quindi ma anzi, sono felice di aver optato per questa facoltà e spero che anche io, in futuro, potrò aiutare al meglio le persone in difficoltà, come il personale sanitario sta facendo in questi mesi.”

Tra le sue importanti esperienze da arbitro ha diretto la finale del torneo internazionale giovanile femminile “Il calcio è Rosa” e se il mondo del calcio sia veramente rosa ecco cosa pensa: “ Il calcio è un po’ il riflesso della società attuale: mentre Kamala Harris viene eletta come prima Vicepresidente donna negli USA e mentre l’Università “La Sapienza” di Roma, in questi giorni, ha visto eleggere la prima rettrice donna in 700 anni dalla sua fondazione, così circa un anno fa si disputava la prima finale di Supercoppa della storia arbitrata da una donna, la francese Stephanie Frappart, e qualche giorno fa veniva designata la prima terna femminile in Nations League. Viviamo quindi in un mondo che si sta evolvendo e sta facendo grandi passi in avanti. Sono convinta che i successi di queste donne straordinarie contribuiranno a cambiare la mentalità comune.
La domenica, quando arrivo al campo, giocatori e dirigenti hanno sempre più raramente pregiudizi, o quantomeno sono pronti a ricredersi e a congratularsi quando capiscono che sei preparata tecnicamente e atleticamente tanto quanto un uomo. Per eliminare i preconcetti rimasti, noi donne non dobbiamo mai chiedere sconti e dobbiamo impegnarci affinché ogni traguardo raggiunto sia pienamente meritato: solo così otterremo il rispetto e il riconoscimento del lavoro fatto.” “ L’anno scorso sono stata designata a capo di una terna interamente femminile per dirigere una partita di promozione per la prima volta nella storia del calcio laziale. I progressi, quindi, sono evidenti anche nella nostra più piccola realtà. Il sostegno regionale e sezionale sta facendo avvicinare a questo ruolo sempre più ragazze, anche se siamo ancora una minoranza”. Ora le società non sono più così sorprese di trovarsi di fronte una donna arbitro. Accettano la presenza di una componente femminile e talvolta sono addirittura contenti di trovarsi di fronte una donna. Questo è stato reso possibile anche grazie al lavoro di promozione fatto dalla nostra associazione (l’Aia) negli ultimi anni».

In questo periodo di distanziamento l’attenzione al mondo dello sport non si spegne e nuove modalità lo raccontano, infatti alcune competizioni si sono svolte in video conferenza, come quella delle “Olimpiadi del Regolamento” alle quali Silvia ha preso parte: “Le Olimpiadi del Regolamento sono state un’esperienza istruttiva e divertente durante il lockdown. In finale siamo arrivate io ed una mia collega, anche lei arbitro della sezione di Viterbo: questo testimonia come le donne abbiano una preparazione tecnica valida. Sicuramente i mezzi informatici vanno usati e sfruttati per continuare, tramite videoconferenze, il nostro percorso di crescita. Svolgiamo due o tre riunioni telematiche mensili, durante le quali gli arbitri della mia sezione, che dirigono gare di livello più alto e che hanno maggiore esperienza, ci propongono video di episodi di alcune partite da analizzare e commentare insieme”. Ma Silvia Stavagna conferma la speranza di tornare presto alla normalità e poter svolgere la sua vita coniugando studi e passione: “La speranza di tornare alla normalità è tanta. Il calcio, infatti, manca a tutti gli appassionati di questo sport, dai giocatori agli arbitri.

In questo periodo seguo le lezioni universitarie online, studio per gli esami di Gennaio e continuo ad allenarmi, per farmi trovare pronta nel momento in cui il campionato avrà nuovamente inizio. A volte non è semplice conciliare le due cose, ma con qualche sacrificio e tanta dedizione cerco di fare al meglio entrambe.” Durante la settimana Silvia vive a Roma, ma spesso torna a Viterbo, città che ama con tutti i suoi pregi e difetti, in cui ha i suoi luoghi del cuore: “ Mi piace passeggiare per San Pellegrino con le mie amiche di sera, ma amo anche le terme dei Papi, Villa Lante o fare passeggiate nei sentieri dei Monti Cimini e della Palanzana.

Viviamo in una provincia bellissima, che andrebbe valorizzata di più”. E per quanto riguarda il suo futuro,i progetti non mancano di certo: “Spero di realizzarmi dal punto di vista lavorativo. Oltre ad esercitare la professione, mi piacerebbe anche insegnare medicina all’Università, per trasmettere ai più giovani la mia passione. Come arbitro, spero di togliermi quante più soddisfazioni possibile. Il mio sogno sarebbe quello di dirigere una partita internazionale di calcio femminile!”

 

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